Hockey e OI: la testimonianza di Anna Maria
Ho iniziato a giocare a Hockey circa un anno fa, nella squadra di serie A2 SHARKS MONZA, inizialmente ero solo una tifosa che incoraggiava i propri amici in campo.
Essendo una persona con OI, il timore di farsi male prevaleva sulla passione per questo sport.
Un giorno, di circa un anno fa, tutto ha preso una piega differente. Ho trovato il mio ruolo in campo, sono diventata portiere titolare. Il mio ruolo non richiede grande prestanza fisica. Non utilizzo la mazza come altri giocatori OI ma lo stick.
Così la paura di prendere colpi che potrebbero nuocere alle mie ossa è diminuita e le emozioni provate durante le prime partite hanno vinto su tutto il resto. C’è un mix di adrenalina e voglia di fare che ti entrano dentro. Una volta che la fiamma si accende, non puoi fare altro che alimentarla fino a quando le emozioni che ti trasmette ti fanno stare bene.
Inoltre, un incentivo è stato quello di sapere che, alcuni, tra i giocatori più forti del mondo di Wheelchair Hockey, sono affetti da OI.
Partecipare al mondiale, mi ha fatto capire dove, sognando in grande, un giorno vorrei arrivare.
Ci sono stati diversi momenti difficili in questo Mondiale, partite combattute fino ai rigori. Ma nell’istante in cui il pubblico è esploso in un meraviglioso grido che diceva “Siamo campioni del mondo”, la felicità percepita tra i giocatori, tecnici, volontari, genitori, amici è stata immensa. Lacrime di gioia, abbracci e applausi. Tutti i sacrifici, i momenti difficili di ciascun giocatore e delle persone che hanno trattenuto il respiro dagli spalti sono stati ripagati nel modo migliore: conquistando la vittoria.
Un cerchio che si chiude ma allo stesso tempo un nuovo punto di partenza. Per fare sempre meglio e dare l’opportunità a questo sport di crescere.
Resterà un ricordo tricolore indelebile, per sempre.
Anna Maria Giannini
Foto: Copyright Mafolo R.